Intervista a Alessandro Triulzi, CEO di Tecnostamp Triulzi International Group
Cosa significa per te "imprenditorialità"?
L'imprenditore deve essere capace di cogliere il tempo e di adattare la propria strategia alle esigenze del momento e alla visione futura. E’ quindi fondamentale la percezione del contesto nel quale si opera: contesto geografico-politico, di trend, oltre che la capacità di costruire un percorso innovativo strutturando le giuste risorse per arrivare all'obiettivo. Risulta quindi fondamentale la capacità di prendere le decisioni giuste; un tempo si diceva che l'imprenditore è colui che sa innovare (Schumpeter). Il rischio è che, se si vuole troppo spesso innovare o se si vuole troppo innovare, si finisce col destabilizzare. Bisogna quindi essere anche capaci di consolidare. Occorre prendere le decisioni giuste, scegliere su chi puntare, quali trend cogliere, su quali invece temporeggiare e questo sempre di più lo si fa bene se si riesce a costruire una base dati, quindi un sistema di raccolta delle informazioni, che sia allo stesso tempo efficace e profondo ma anche sintetico per consentire all'imprenditore, o a chi egli delega, di prendere le decisioni migliori. Il ruolo dell'imprenditore è cambiato in modo evidente negli ultimi dieci o quindici anni, ed è sempre più importante non più solo il ruolo dell'imprenditore in sé stesso ma del gruppo dirigente che l'imprenditore ha, e a cui l'imprenditore affida il compito di prendere le decisioni giuste. Poi c'è il coraggio, e quello è chiaramente la caratteristica più importante che deve avere un imprenditore, perché si prendono decisioni con coraggio che a volte le persone comuni farebbero fatica a prendere. Ma sempre più spesso il coraggio da solo non basta, bisogna avere la consapevolezza di andare ad accogliere e rispondere a quelle sfide per le quali si hanno le risorse tali da ritenere di poterle vincere appunto. abbiamo visto recentemente troppi fallimenti proprio perché mancava questa consapevolezza delle risorse
Quale è stata l'esperienza o la lezione più significativa che hai acquisito durante il tuo percorso?
È importante studiare bene il tema quando si deve prendere una decisione. A riguardo faccio l'esempio dei paesi nei quali io ho scelto di investire: la Romania, il Messico, la Cina, il sud-est asiatico sono stati percorsi nei quali io ho speso tutto me stesso per andare ad approfondire localmente la realtà. Quindi ho preso determinate decisioni non sulla base di quello che mi raccontavano gli altri, ma di quello che ho vissuto io in prima persona. Questo vale anche per i paesi nei quali ho deciso di non investire: ho esaminato il contesto di persona e quindi ho preso laa decisione che non ci fossero le condizioni per investire. Poi è chiaro che non tutto va come si pensa e a volte si è stati troppo ottimisti: è il caso della Cina. Noi abbiamo aperto uno stabilimento nel 2012, l'abbiamo chiuso nel 2016, ma la lezione che mi ha insegnato questa vicenda e che fidarsi delle promesse va bene solo limitatamente, ed è meglio avere linee guida più rigide e che consentano di fare in modo che le promesse vengano mantenute. La storia recente del gruppo ci ha insegnato che i mercati si evolvono con rapidità sempre maggiore e richiedono una reattività che solo pochi anni fa non ci saremmo mai immaginati di dover implementare: non essere in grado di agire - in alcuni casi di reagire - può comportare la perdita di significative opportunità. Ci siamo resi conto che è fondamentale saper affrontare questi cambiamenti repentini. Per questo ogni giorno mettiamo in campo tutte le energie possibili per diventare un gruppo solido, moderno e capace di affrontare le sfide di domani.
In cosa Tecnostamp Triulzi si contraddistingue nel panorama competitivo?
Tecnostamp nasce nel 1945 con l'intuizione di mio nonno: allora si chiamava Triulzi e Cantoni diventata spa nella metà degli anni 60. Per più di cinquant'anni è cresciuta con un disegno molto chiaro e fondato su un processo produttivo ben specifico di un plant in Milano. Il mio ruolo in azienda è stato quello di lanciare la sfida della globalizzazione e quindi degli investimenti al di fuori dell'Italia, parliamo di investimenti industriali quindi con implicazioni molto significative dal punto di vista dei capitali, dei macchinari e anche della forza lavoro. Prima di lanciare il progetto di una globalizzazione della nostra società abbiamo realizzato un accorpamento di aziende per poter incominciare a creare quella diversificazione tecnologica, che è alla base della nostra caratterizzazione attuale. Noi oggi siamo una realtà unica a livello mondiale nel nostro settore, per la combinazione di due grossi elementi: il primo è la diversificazione tecnologica e il secondo è la presenza globale. Per quanto concerne la differenziazione tecnologica noi abbiamo tutta una serie di skills tecnologiche che è difficile trovare sotto lo stesso tetto e andiamo dalla costruzione progettazione, alla costruzione degli stampi, allo stampaggio (sia dei termoplastici sia dei termini indurenti), a tutta una serie di valore di operazioni a valore aggiunto come la verniciatura la relazione la metallizzazione la i decori la saldatura a ultrasuoni, all'assemblaggio, alla marcatura laser, che caratterizzano poi la nostra strategia di non fornire solo un componente stampato e basta ma di fornire assiemi sotto assieme decorati che hanno un valore aggiunto sicuramente più importante rispetto al solo stampaggio. Ci distinguiamo sicuramente per l’essere una realtà che si concentra sulla generazione di valore economico ma anche sociale ed ambientale. Puntiamo ad essere un gruppo solido, ma al tempo stesso poniamo sempre l’accento sulla qualità ed affidabilità dei prodotti come motore nei nostri processi. Siamo un’azienda nata in Italia, da imprenditori italiani, che ha fatto dell’integrità onestà e rispetto i propri valori fondanti sia all’interno del territorio nazionale che presso le sedi estere coinvolte in un ciclo virtuoso di esportazione di know how, competenze, innovazione e crescita.
Quale è il tuo motto personale e professionale?
Non bisogna mai sentirsi arrivati, bisogna sempre avere l'umiltà per accettare che ci si può migliorare e bisogna essere esigenti con chi ci circonda perché anche essi sposino la stessa filosofia e siano “apostoli” di questo modo di pensare. Sono gli errori spesso la migliore opportunità per migliorarsi, quindi una sana cultura della sconfitta è il primo ingrediente di cui un'organizzazione che vuole avere successo ha bisogno; questo vale sia nel mondo professionale che nell'aspetto personale
ELITE: l’ecosistema che aiuta le piccole e medie imprese a crescere e ad accedere ai mercati dei capitali privati e pubblici. Perché è un’opportunità che altre imprese devono considerare?
Elite è un gioiello che ho scoperto da lontano 2019, ed ha come obiettivo quello di innalzare il livello delle aziende italiane di piccola media dimensione. Parte tutto da lì, se non si alza il livello è difficile andare a convincere il mondo della finanza a puntare sulle piccole e medie aziende. Spesso e volentieri alzare il livello aiuta anche a creare quella consapevolezza e della propria dimensione, dei propri limiti, che a mio avviso è un ingrediente fondamentale per favorire quei processi di concentrazione che oggi sono un'esigenza improcrastinabile per il sistema produttivo italiano, che sconta il fatto di avere una dimensione aziendale media drasticamente più bassa rispetto agli altri casi di stati, o di nazioni o di economie avanzate. L’Italia è tra le prime dieci economie al mondo, ma è quella che ha il valore più basso come dimensione media delle aziende e quando parliamo di dimensione media parliamo di tutti i capitali coinvolti, quindi livello di investimento, il numero delle persone, la dimensione la presenza globale quindi la copertura geografica. Noi italiani abbiamo saputo supplire a questi evidenti limiti con una straordinaria capacità di adattamento, una eccellente inventiva, uno spirito di sacrificio non comuni. Però tutto questo ha dei limiti e sempre di più con un mondo che viaggia a una velocità che solo cinque anni fa era impensabile, questi limiti si fanno sentire. Pertanto per me il primo grande contributo che Elite dà è quello della dell'aspetto formativo dedicato alle persone che hanno ruoli di comando in azienda; quindi, si creano competenze e si crea anche cultura aziendale. Poi c'è l'aspetto del network, perché ovviamente nel momento in cui l'imprenditore o il manager diventa un punto di riferimento per la propria crescita professionale è meglio disposto a valutare quei suggestivi suggerimenti che arrivano dalla stessa Elite in termini di “quale professionista mi può aiutare meglio per fare questa cosa”, si crea una piattaforma di scambio virtuosa dove il prestatore di servizio vede che non perde tempo anzi va quasi a colpo sicuro e il fruitore del servizio trova le skills necessarie per risolvere un problema o sistemare una carenza in modo veloce efficace e a costi competitivi. Poi c'è sicuramente il vero contributo: quando c'è un business plan che ha del potenziale importante di crescita, la capacità di Elite di mettere attorno a un tavolo anche vari player nel mondo della finanza consente di individuare gli strumenti giusti che possono aiutare l'imprenditore a raccogliere la sfida e quindi a raggiungere i propri obiettivi, a sfruttare il potenziale di crescita. Elite offre soluzioni di finanza alternativa al credito tradizionale, che per certi tipi di aziende costituiscono una strada estremamente importante per capitalizzare mentre il canale tradizionale del credito per certi soggetti potrebbe essere addirittura precluso o estremamente limitante.
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